mercoledì 23 dicembre 2009

Il Fantasma di Fidel e il Nuovo Spettacolo

Fantasma di Fidel e il Nuovo Spettacolo?

Sono convinto che l’ultima cosa che vorrebbe Obama in America Latina è il confronto con il regime castrista (il che si tradurrebbe come un’aggressione del colosso del nord contro la piccola e innocente Cuba) perché in qualunque modo agli Stati Uniti spetterebbe la condanna del mondo. Cuba guardata globalmente con un regime senza alcuna virtù è più amata e simpatica al mondo che gli Stati Uniti che è una democrazia anche senz’altro con tanti difetti. In questa, chiamiamola sfida, la maggior parte del mondo perde l’obiettività.
Sono convinto pure, sin dall’arrivo al potere di Barack Obama che gli sforzi per raggiungere la distensione con Cuba da parte del nuovo governo alla Casa Bianca è uno spreco di tempo ed energia invece, è un guadagno di tempo per la corrotta e inefficace gerontocrazia cubana al potere. La storia del castrismo ci offre una vera testimonianza di ciò che chiamano rapporto con i diversi governi americani: undici presidenti e circa quindici mandati. Nel 1965 fu il presidente Jhonson che tentò di migliorare il rapporto con Castro. L’esito ha prodotto la prima crisi migratoria chiamata da molti, Voli della Libertà. Prima prova di dialogo superata da Castro con l’emigrazione di 240 000 persone.
Nel 1980, fu il momento di Carter. Voleva porre termine agli intrighi castristi, invece Castro ripsonde con la seconda grande crisi migratoria creatasi a seguito dell’attentato all’ambasciata del Perù a La Havana (un auto investì la cabina di ingresso della sede diplomatica). In 3 giorni migliaia di persone entrarono nell’ambasciata peruviana per chiedere asilo politico, l’ambascia rimase aperta su ordine di Castro. Da quel momento Cuba diventò un inferno, nacquero i centri uffici d’immigrazione in ogni comune del paese dove si trattavano le pratiche delle persone che volevano abbandonare il paese . In seguito si instaurarono gli “Actos de Repudio”, organizzati dalla polizia segreta con il “Comité de Defensa” de la Revolución” e nei posti di lavoro, squadre di polizia segreta e organizzate con semplici cittadini addetti all’aggressione dei dissidenti. Uno spettacolo organizzato da Castro per dare sfogo alla difficile situazione del paese, che finì con l’abbandono del paese di circa 125 000 persone.
Nel 1994 fu la volta di Clinton. Allora Castro, maestro dell’autoaggressione, si inventò la protesta chiamata “Maleconazo”. Una protesta inscenata sul lungomare caratterizzata da atti vandalici, dove si lanciavano dei sassi contro vetri dei pochi negozi che rimanevano nella città. Confesso che non sono convinto che il disordine sia stato un atto spontaneo. Io sono dell’idea che i primi sassi li abbia lanciato un agente castrista. Da qui nasce la storia dei Balseros, le persone che scappano suIle zattere. Circa 30.000 i cubani che raggiunsero gli Stati Uniti, molti altri purtroppo rimangono inghiottiti dall’oceano.
Obama senza voler imitare i suoi predecessori ha cercato un’intesa, uscire dalla Casa Bianca con un record, vedere cadere il castrismo con un paradosso: diventando forse il primo partner economico del regime. Ma con i Castro, “no se puede”, non si può dicono i cubani. E’ già da qualche mese che il regime ha iniziato le aggressioni verbali nei confronti di Obama. Prima, Obama era ingenuo, dopo Obama, era vittima dell’imperio demagogo, più avanti ipocrita e, adesso mandano il cane di Castro, utilizzano Chávez a lanciare l’offesa a Obama: Nobel della Guerra viene apostrofato Obama da Chavez, ovviamente il mittente del messaggio è Castro. Non si sa quale dei due: il reale o il fantasma.
Il fatto che i castristi non avessero già montato il circo mi indicava lo stato precario della testa di Castro. Risulta a molti cubani difficile accettare l’idea che con un presidente che aveva offerto troppo al castrismo, Castro non avesse organizzato lo show. Non sono convinto che il cittadino americano arrestato nei giorni scorsi sull’Isola sia stato mandato a Cuba dal governo di Obama o al meno con la acquiescenza di Obama. Tante volte casi come questo si chiudono e passano alla storia come un atto di provocazione o ingerenza perché gli americani non hanno voluto provare la loro innocenza o perché c’è di mezzo qualcosa di strano. Dichiara il governo di Cuba che il signor - senza nome fino ad adesso- stava distribuendo cellulari e computer satellitari ai dissidenti. Sappiamo tutti che cellulari o un computer moderni sono i più grandi nemici del regime cubano. Non so perché ogni volta che il regime ha una crisi arriva un tonto con un computer, un fucile, una piccola bomba, un comando di due persone sulla costa cubana (che nessuno ha visto), o un funzionario americano che appoggia i dissidenti, da dove escono questi opportuni personaggi per il regime?
Abbiamo visto in questi mesi come ogni atto contestatario o repressivo a Cuba , sono uscite le immagini dagli schermi dei pc o dai cellulari da Cuba in poche ore o in pochi giorni.
Attendiamo qualche risposta da parte del governo di Obama che chiarisca la vicenda del presunto agente segreto americano arrestato a Cuba. E pure , siamo fiduciosi questa volta che L’Unione Europea non trovi più argomenti per rimandare le vere misure che occorrono nei confronti del governo dell’Avana per arginare il regime. La tecnologia ha mostrato con immagini al mondo la vera indole del regime castrista.
Siamo sulla soglia, sicuramente, di un dramma. Raúl, che appena ha lanciato un duro monito ai dissidente non è un grande esperto in materia di scenografia del crimine, ma insieme a Che Guevara, Ramiro Valdés e altri già morti, è uno dei protagonisti dell’opera di Fidel Castro.
Sono convinto che la storia dell’agente statunitense è un stratagemma per incastrare i dissidenti più scomodi, spolverando di nuovo la legge bavaglio. Manovra per cui hanno fato uscire dalle mura del palazzo di governo, il fantasma di Fidel.


Carlos Carralero, Milano 23 dic. 2009

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